Non solo 25 novembre: sensibilizzare sulla violenza contro le donne è un’emergenza quotidiana

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In Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore: il più delle volte per mano di un conoscente, del proprio compagno o di un ex. Nonostante i dati allarmanti nel nostro Paese non vi è ancora una reale cultura a difesa della libertà personale della donna. Violenza sulle donne

La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita il 25 novembre dalle Nazioni Unite, rappresenta un’importante occasione per discutere, informare, far luce e sensibilizzare su un problema così grave. Tuttavia, combattere la violenza dovrebbe essere un imperativo quotidiano anche nel nostro Paese, soprattutto alla luce dei dati preoccupanti rilevati dall’Istat.

In Italia quasi 7 milioni di donne hanno subito violenze di tipo sessuale o fisico durante la propria vita. Una su tre, secondo le statistiche, e per 3 milioni ciò accade per mano del proprio partner o dell’ex compagno. Nel 2018 le vittime di femminicidio nel nostro Paese sono state 142, 95 quelle registrate sino ad ottobre di quest’anno, secondo i dati Istat. Ogni 72 ore una donna viene uccisa da una persona che conosce; in tre casi su quattro la violenza avviene in casa.

Troppo pochi centri anti-violenza

La situazione nel nostro Paese non è delle più rosee, a cominciare dalle strutture che possono offrire assistenza alle donne vittime di violenze. Si parla infatti di solo 281 strutture, 0,05 ogni 10 mila abitanti, ancora troppo pochi. Secondo i dati Istat, nel 2017 le donne che si sono rivolte ad un centro anti-violenza sono state 44 mila; due terzi di queste sono state aiutate e sono riuscite a migliorare la propria condizione. I fondi previsti dal governo sono in crescita in questi ultimi anni, tuttavia non sono sufficienti e arrivano a singhiozzo, col rischio che queste strutture di accoglienza e supporto chiudano.

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La violenza di genere fra gli adolescenti

In base ai dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, una ragazza su 10 circa è stata aggredita verbalmente dal proprio fidanzato. L’episodio, nella metà dei casi, si è verificato in pubblico e per motivi di poca importanza. In un caso su 20, la ragazza è stata anche picchiata e umiliata. Non solo, in media, una su 5 ha dovuto far fronte a delle scenate di gelosia da parte del proprio fidanzato per essere stata, a sua detta “troppo amichevole” con altre persone o per come era vestita. Il 17% dei ragazzi, inoltre, tiene costantemente sotto controllo lo smartphone della fidanzata, per monitorare chiamate e messaggi.

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L’aspetto che più preoccupa, in questo frangente, è che in 3 casi su 4 la donna decide di passare sopra questi comportamenti scorretti e violenti, perdonandoli o giustificandoli. Molte vivono nella paura delle reazioni del partner, limitando, a tutti gli effetti, i loro comportamenti o la propria libertà nel 79% dei casi. Questo dimostra quanto sia sopita ancora la coscienza riguardo questo problema e come spesso non vi sia una vera e propria cultura a difesa della libertà personale della donna: un essere umano, non un oggetto da possedere e di cui disporre a proprio piacere.

Il problema è anzitutto culturale

Come ha sottolineato Valentina Ruggiero, ex avvocato di Telefono Rosa ed esperta in diritto di famiglia: “Viviamo in una società che è pervasa dalla violenza di genere. Che sia di tipo fisico, psicologico o nella subdola forma della discriminazione, nella società come nel lavoro. I giovani non fanno hanno che ripetere un modello e delle strutture comportamentali a loro familiari, pertanto, se queste implicano violenza, c’è un’alta probabilità che replichino comportamenti violenti”.

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Sebbene la legge recente denominata Codice rosso, a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, abbia introdotto delle nuove misure di protezione e tempi di intervento più rapidi in seguito a denuncia, rimane di fondo il problema culturale. “È necessario educare il rispetto alle nuove generazioni, in modo che non ripetano gli errori dei loro genitori”, ha dichiarato l’esperta. La questione si fa più complessa per quanto riguarda gli adulti, dal momento che sarebbe necessario sradicare dei modelli interiorizzati in una vita intera. “Un processo difficile, ma non impossibile”, precisa la Ruggiero.

Il Team di BreakNotizie

 

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