Siria, Bashar al-Assad apre ai negoziati ma critica l’Europa: “Offre una sponda al terrorismo”

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Assad

Bashar al-Assad dà una svolta alle trattative di pace ma punta il dito contro le politiche europee, responsabili di alimentare indirettamente il terrorismo e destabilizzare così la situazione in Siria. Bashar al-Assad critica l’Europa

In attesa del prossimo summit, in programma il 23 gennaio ad Astana (Kazakistan) e nel corso del quale le delegazioni diplomatiche di Russia, Turchia e del governo di Damasco faranno il punto sulla situazione in Medio Oriente, il presidente siriano Bashar al-Assad è tornato al centro delle trattative di pace che ruotano attorno al suo Paese. Il leader della repubblica araba ha infatti aperto a dei nuovi negoziati, paventando la possibilità di poter cedere il passo a un successore e affermando anche che rispetterà la tregua stipulata di recente con l’opposizione armata. Tuttavia, nel corso di alcune interviste, Assad ha spiegato che questo nuovo indirizzo dato alla sua politica estera non implica l’ammorbidimento dei rapporti col blocco degli Stati occidentali, responsabili di aver notevolmente aggravato la condizione dei profughi siriani in fuga verso l’Europa e di offrire una pericolosa sponda al terrorismo di matrice islamica.

Il rilancio di Assad

Insomma, dopo una fase di isolamento politico, Assad sembra pronto a tornare protagonista della ripresa dei negoziati, anche se ha lasciato intendere che verranno messi dei “paletti” ben precisi alle trattative, in modo da evitare che gli interessi di altri Paesi possano nuocere alla rinascita della Siria. “Una delle motivazioni dietro allo stallo dello scorso anno è il fatto che molte nazioni dell’area araba non volevano che noi diventassimo un hub strategico per l’energia e il petrolio” ha spiegato Assad, aggiungendo che va letta in quest’ottica la scelta di dire no alla proposta del Qatar in relazione al sistema di “pipeline” che avrebbe attraversato il suo Paese. Per quanto riguarda invece gli stessi negoziati, dopo aver aderito al “cessate il fuoco, il governo di Damasco è pronto a sedersi a un tavolo con l’opposizione: “Ma un’opposizione vera, cioè quella che ha un consenso popolare in Siria e non i vari gruppi di influenza strumentalizzati da Francia, Arabia Saudita e Stati Uniti” ha precisato Assad.

Bashar al-Assad critica l’Europa

Tuttavia, il passaggio più interessante di una delle interviste rilasciate dal presidente siriano riguarda le continue ingerenze degli USA e dell’UE nel processo di pace. L’accusa di Assad si focalizza essenzialmente sull’imponente migrazione di civili verso ovest: nonostante la liberazione di Aleppo, il rischio attentati nei principali centri del Paese è ancora alto e, di conseguenza, continua a spingere centinaia di migliaia di migranti a fare rotta verso l’Europa. “Contrariamente a quanto si pensa, i migranti vogliono tornare nella loro patria: ma in questo momento non possono dato che hanno bisogno di sicurezza e stabilità” ha detto Assad, puntando il dito contro le istituzioni europee che, indirettamente, hanno creato questo fenomeno supportando delle fazioni terroristiche in Siria e costringendo la popolazione a fuggire. “Questi profughi non hanno bisogno di supporto in Europa ma nella loro nazione dove, purtroppo, vige ancora un feroce embargo che rende loro impossibile condurre una vita normale” ha chiosato.

La previsione per il futuro

Secondo Bashar al-Assad, la risoluzione dei nodi legati alla presenza delle milizie dell’ISIS nell’area di confine con l’Iraq e al dialogo con l’opposizione è il presupposto essenziale per dare un nuovo futuro al Paese e a chi è stato costretto a scappare. A suo dire, anche i cristiani che hanno sofferto duramente in questi anni avranno un ruolo nella ricostruzione, assieme a tutte le altre minoranze; inoltre, il 51enne leader siriano ha aggiunto che verrà salvaguardata quella mescolanza di lingue e culture che, da secoli, è presente nell’area. Ma, proprio in virtù di questo secolare “melting pot” che contraddistingue la Siria, Assad è convinto che la rinascita non è lontana: una volta terminata la guerra, i profughi torneranno in patria e le diverse etnie che un tempo si guardavano con sospetto saranno maggiormente unite. “Se non ci accettiamo e rispettiamo reciprocamente, è difficile tornare ad avere una società unita a causa dei vari cambiamenti demografici avvenuti nel corso degli ultimi, turbolenti anni”, ha concluso.

Il Team di BreakNotizie