Aumentano i senzatetto in Europa: sempre più donne, giovani e bambini

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senzatetto in europa
Negli ultimi 7 anni in Europa è stato registrato un incremento preoccupante di persone che, ridotte in povertà, finiscono in strada. Gli homeless sono una realtà concreta, benché non se ne parli. Ecco la preoccupazione situazione in Europa e in Italia.

Crescono gli homeless in Europa: in Inghilterra il numero di persone che dormono per strada è cresciuto del 169% in soli 7 anni, mentre a Bruxelles del 96% in 8 anni. In Germania i dati riguardanti i senzatetto hanno fatto registrare un impressionante aumento del 150% a cavallo fra il 2014 e il 2016. Il Irlanda è salito del 145% il numero di ospiti accolti nelle strutture di emergenza in appena tre anni. Anche se in misura minore, gli aumenti si registrano anche in Spagna, Austria, Olanda e in Italia. Si tratta di dati allarmanti, emersi dall’ultimo rapporto sull’Housing Exclusion in Europa, che rivelano un problema, quello dei senzatetto, sul quale non si parla abbastanza.

Chi sono i nuovi senzatetto: donne, bambini, emigrati e working poor

L’esclusione abitativa, come si legge nel report, è un problema crescente che tende a saturare i servizi di supporto mettendo sotto pressione quelli di emergenza e creando ancora più persone senza fissa dimora, inglobando anche nuove categorie. Il profilo dei senzatetto in Europa infatti sta mutando: la condizione di vita di molte famiglie povere sta peggiorando al punto da lasciare i componenti senza una casa, minorenni inclusi. In strada finiscono sempre più spesso giovani, donne, cittadini emigrati e persone che pur lavorando non possono permettersi un alloggio decente, i cosiddetti working poor. Queste persone rappresentano l’altra Europa, quella di cui non si parla e che, come ha affermato Freek Spinnewijn, direttore di Feantsa, è ignorata e incompresa.

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Manca uno studio coordinato a livello europeo

Non esistono, al momento, delle statistiche comuni per poter condurre uno studio di respiro più ampio a livello europeo. La tendenza è indubbiamente in crescita, tuttavia ogni Stato membro dell’UE utilizza modi diversi per conteggiare gli homeless, quindi i dati non si possono comparare. Solo quest’anno si è deciso di avviare i primi test coordinati ma per il momento la situazione è critica poiché, non esistendo uno studio completo, le politiche di prevenzione e contrasto vengono influenzate negativamente. Non esistono a tutt’oggi statistiche attendibili sul numero di cittadini europei senzatetto. Le cifre dal quale trae informazioni il report riguardano l’esclusione abitativa, situazione che nella maggior parte dei casi precede la condizione di senza dimora.

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Qualità bassa degli alloggi e costi proibitivi

I due più grandi ostacoli per vivere in un’abitazione dignitosa in Europa sono la qualità degli alloggi e i costi. Per quanto concerne il primo aspetto, sono 37 milioni i cittadini europei che vivono in una condizione di sovraffollamento, mentre 34 milioni non hanno la possibilità di avere un riscaldamento adeguato nell’abitazione. I costi, inoltre, in 5 anni sono aumentati in tre quarti dei Paesi europei per le famiglie povere, con tetti massimi in Bulgaria, che ha registrato un incremento del 54%, a cui segue Gran Bretagna (45%) e Portogallo (40%). Nel 2016 quattro famiglie povere su dieci hanno speso in media più del 40% del proprio reddito per la casa.

Non manca, comunque, qualche eccezione positiva. La Finlandia, ad esempio, è l’unico Paese dell’Ue che ha visto un decremento del numero di senzatetto, pari al 18% negli ultimi 7 anni. Questo risultato è stato possibile grazie al programma avviato dal governo di Helsinki che ha seguito la strategia “housing first”, ossia l’immediato inserimento in appartamento delle persone senza casa e assistenza per la riconquista dell’autonomia personale e il reinserimento nella società.

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La situazione in Italia

Nel nostro Paese gli homeless sono 50.724, con un incremento del 6% dal 2011 al 2014. Nel nostro caso non preoccupa tanto la cifra in sé, ma piuttosto la cronicizzazione. “In media, in Italia, un senzatetto si trova in strada da due e anni e mezzo circa. Il 21% da oltre 4 anni, con gravi conseguenze sulle condizioni di vita”, ha illustrato Caterina Cortese, della Federazione italiana organismi per le Persone senza dimora (Fio.Psd).

Tutto ciò” – ha specificato la Cortese – “all’interno di un mercato abitativo polarizzato in cui il sistema degli alloggi popolari è fermo, con migliaia di persone in lista di attesa”. Il social housing infatti rappresenta soltanto il 4% del patrimonio abitativo e vi sono 7 milioni di case che rimangono comunque disabitate. Occorrerebbe un nuovo Piano Casa, un investimento a livello nazionale per promuovere politiche abitative, ma per ora non sembra una priorità per i politici italiani.

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Qualcosa si muove

Per quanto riguarda il Welfare, vi sono però diversi progressi. Nell’intero Paese partiranno a breve dei progetti del Pon Inclusione, un programma nazionale operativo che utilizzerà circa 50 milioni di euro di fondi Ue per aiutare le persone in difficoltà economiche. È stata avviata inoltre una fase di sperimentazione seguendo il modello finlandese dell’housing first. In questi due anni 35 progetti di 27 diversi comuni hanno permesso a 600 persone di dire addio alla vita di strada. Secondo Feantsa è questo il giusto modello per arrivare all’obiettivo “homeless zero” entro il 2030.

Si tratta di una scadenza impegnativa, in linea con l’Agenda per lo Sviluppo sostenibile dell’Onu. Un incentivo europeo per far progredire gli Stati dell’UE in maniera più rapida”, ha puntualizzato il direttore Spinnewijn. Le politiche per i senzatetto sono infatti competenza dei singoli Paesi, che dovrebbero impegnarsi ad investire maggiormente in prevenzione, assistenza e ricollocamento in casa a chi l’ha persa. Tutto questo con la possibilità di attingere dai fondi dell’UE.

Il Team di BreakNotizie

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