Obama-Europa, la fine di un idillio politico

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C’era una volta Obama “l’intoccabile”, il primo presidente di colore della storia degli Stati Uniti, visto, anche al di là dell’Atlantico, come un simbolo di cambiamento dei tempi. La sue prima, storica elezione e la vittoria che gli ha permesso di portare avanti la presidenza anche per il secondo mandato avevano generato grande euforia e speranza, ed erano state davvero poche e isolate le voci dei commentatori europei pronte a sollevare qualche critica nei confronti della politica di Barack Obama.

Oggi, nell’imminenza dell’inevitabile addio di Obama alla Casa Bianca, impossibilitato a ricandidarsi alle elezioni dopo otto anni di mandato, decisamente non è più così. A riportarlo, senza troppi giri di parole, è l’autorevole Wall Street Journal, che sottolinea, in un suo recente articolo, la crescente delusione dei Paesi europei verso la politica degli Stati Uniti e, di conseguenza, verso l’operato di colui che di questa politica detta le linee: il Presidente.
I principali nodi critici che vengono analizzati e rimproverati ad Obama riguardano la politica estera: dal tentativo, sbagliato e sostanzialmente fallito, di ridimensionare il ruolo di potenza mondiale della Russia, alle linee generali della politica utilizzata nei confronti dei problemi del Medio Oriente.

Quello che i commentatori europei rimarcano è la distanza tra le decisioni reali del Presidente e le sue promesse indicate in quel libro “L’audacia della speranza” (The Audacity of Hope, il titolo originale) che tanto aveva fatto sperare in un reale cambiamento positivo che dall’America avrebbe potuto investire tutto il resto del mondo.
Speranze ormai disilluse, a sentire i principali politici europei, che non hanno digerito, soprattutto, la gestione della crisi tra Russia e Ucraina. Ronald Pofalla, presidente del forum “Dialogo Sanpietroburghese” ed esponente del partito tedesco CDU, ha esplicitamente dichiarato come non sia stata una decisione saggia quella di “relegare la Russia a livello di potenza regionale” da parte del presidente Obama.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, simbolico portavoce di tutte quelle realtà europee che, di fatto, non vogliono voltare le spalle alla Russia e alle sue enormi fonti di approvvigionamento energetico. Anzi, questi Paesi paiono andare proprio nella direzione opposta, avendo deciso di potenziare il gasdotto di Gazprom Nord Stream, mettendo, di conseguenza, in una posizione più defilata e di secondo piano l’Ucraina e la Polonia
Di fatto, conclude la sua analisi il Wall Street Journal, questa decisione da parte delle compagnie energetiche dei Paesi più ricchi dell’unione Europea, e le dichiarazioni, citate in precedenza, di Pofalla e Nicloas Sarkozy, suonano come un rimprovero nei confronti di un Presidente degli Stati Uniti che è stato pubblicamente schernito.

Per quanto riguarda la politica in Medio Oriente, la critica principale arriva, sempre secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, ancora una volta dalla Germania. In particolare, dalle pagine dell’autorevole Frankfurter Allgemeine Zeitung si allude al rifiuto da parte di Barack Obama di adottare la “linea rossa” per un eventuale attacco verso Bashar al-Assad, preferendo un approccio più soft che il giornale ironicamente chiama la linea rosa di Obama. Non con meno sarcasmo il Tagesspiegel di Berlino parla del Presidente degli Stati Uniti come dell’uomo meno temuto in assoluto in Medio Oriente.

Il team di BreakNotizie