L’Europa, il nuovo fronte dell’ISIS

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 La guerra dell’Isis è su due fronti, i terroristi non uccidono solo in Siria d Iraq, ma colpiscono anche nel cuore dell’Europa. Gli attentati di Parigi, che hanno do nuovo scosso il mondo, sollevano il problema della sicurezza nelle città europee.

 

Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista in merito Alessandro Orsini, Direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata” e Research Affiliate al MIT di Boston.

Alessandro Orsini
Alessandro Orsini

 

Quali sono le particolarità di quest’ultima strage a Parigi?

Se poniamo a confronto la strage del 7 gennaio 2015 realizzata da Al Qaeda contro Charlie Hebdo con quella realizzata dall’ISIS il 13 novembre a Parigi, emerge chiaramente che l’ISIS ha superato Al Qaeda sotto tutti i punti di vista. Può contare su un numero maggiore di militanti, ha più soldi, gode di un network più esteso, si muove più liberamente sul territorio e ha una maggiore capacità di fuoco. Inoltre, si muove in un contesto storico che è diventato più favorevole all’impresa jihadista negli ultimi anni. Morto Bin Laden, il 2 maggio 2011, molti si aspettavano una riduzione degli attentati terroristici che invece sono spaventosamente aumentati. Nel 2013, ci sono stati 10.000 attentati terroristici in tutto il mondo che hanno provocato 18.000 morti e nel 2014 ce ne sono stati 13.500 che hanno causato ben 33.000 morti. Dopo la morte di Bin Laden, si sono sviluppate organizzazioni legate all’ISIS nella penisola del Sinai, in Libia e in altri paesi.

Possiamo dire che l’Isis ora agisce su due fronti: in Siria e Iraq, ma anche nel cuore dell’Europa?

Non ci sono dubbi che adesso i fronti aperti dall’ISIS siano due, ma questa non era la strategia iniziale di Al Baghdadi che, volendosi distinguere da al Qaeda, con cui è in forte competizione, riteneva prioritario “importare”terroristi per costruire il Califfato anziché “esportarli” per colpire le nostre città. Dopo l’intervento russo e l’intensificazione dei bombardamenti sulle postazioni dell’ISIS, al Baghdadi ha iniziato a soffocare e, mancandogli il respiro, ha deciso di colpire Parigi per atterrire tutte le altre capitali europee nella speranza che allentino la presa su di lui. I terroristi, per quanto sembri paradossale dopo la strage di Parigi, sono più deboli quando a noi sembrano più forti. L’ISIS in Siria, Al Shabaab in Somalia e Boko Haram in Nigeria, realizzano attentati all’estero quando arretrano sul proprio territorio, perdendo uomini e risorse. Tutti noi piangiamo i morti di Parigi, si tratta di una grande tragedia, ma, in una prospettiva sociologica di medio periodo, la strage ha in sé la notizia che l’ISIS è in difficoltà perché non riesce più ad avanzare e, in molti casi, arretra.

Vista la minaccia dell’Isis che più volte nei suoi messaggi e video ha detto di voler attaccare anche Roma, centro della cristianità, secondo lei la sicurezza e i controlli in Italia sono sufficienti o andrebbero intensificati?

Le conoscenze accumulate dalla strage contro i treni di Madrid dell’11 marzo 2004 a oggi mostra che i terroristi islamici fanno una pausa dopo avere realizzato un grosso attentato. Prima di agire di nuovo, preferiscono rimanere a guardare i frutti della loro azione. I terroristi agiscono per creare una spaccatura nell’opinione pubblica, che poi si ripercuote sui parlamenti, tra coloro che sostengono l’intervento armato contro i terroristi e coloro che sono contrari. Tanto per esser chiaro, l’11 marzo 2004, Madrid subì un terribile attentato. Subito dopo, fu eletto Zapatero che ritirò le truppe spagnole dall’Iraq. La conseguenza fu che Al Qaeda smise di organizzare attentati terroristici contro la Spagna. I terroristi non colpiscono a caso. Credo che adesso sia presto per un altro attentato terroristico così grande e complesso. Per i terroristi, gli attentati rappresentano il momento della semina. I giorni successivi sono dedicati al raccolto.

Tatiana Santi

 

 

 

http://it.sputniknews.com/mondo/20151116/1550008/isis-europa-minacce-esperto.html