La Russia sfruttata come spauracchio per giustificare il ritorno del totalitarismo in Europa

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La strategia della maggior parte dei media “allineati” col pensiero filo-atlantista è sempre la stessa: cercare un nemico pubblico da additare per distrarre l’opinione pubblica e giustificare misure inconcepibili come la riduzione della libertà d’espressione.

Manipolare sottilmente l’opinione pubblica, impiegando l’omissione di notizie o la falsificazione sistematica per difendere gli interessi dei centri di potere legati ai grandi gruppi finanziari non è certo una novità nel grande apparato dei media occidentali.

Formula vincente non si cambia: la strategia della propaganda filo atlantista

La maggior parte delle guerre mosse dagli USA e dalla NATO sono sempre cominciate attraverso la diffusione di notizie diffamatorie a discapito dei governi che, a parer loro, dovevano essere destinati ad un “regime change”, pertanto occorreva mostrarli sui media occidentali come tirannici, dittatoriali, violatori dei diritti umani ed antidemocratici. Un vero e proprio copione che tende a ripetersi: da Slobodan Milosevic a Saddam Hussein, per passare a Gheddafi e Al-Assad. Tale propaganda filo atlantista viene guidata e diretta dai centri di potere che monopolizzano il flusso di notizie indirizzando i commenti degli opinion leader del sistema.

L’obiettivo finale è sempre lo stesso: legittimare gli interventi militari e rivestirli di giustificazioni altisonanti come “portare la democrazia” e “salvaguardare i diritti umani” occultando lo scopo vero, ossia imporre l’egemonia degli Usa e dei loro alleati su dei regimi non in linea con gli interessi economici occidentali.

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Lo spauracchio Russia e la paventata influenza sulle campagne elettorali

Non sorprende dunque la campagna adibita contro le “fake news” e le ingerenze presunte della Russia nelle elezioni presidenziali USA e in quelle europee, anche se in questo caso l’obiettivo è legato ad una questione ancora più delicata e complessa, vale a dire giustificare il riarmo della NATO contro la potenza russa in crescita. Questa manovra mediatica ha avuto inizio con le elezioni presidenziali USA, durante le quali è risultato evidente come il Deep State stesse cercando un espediente, il Russia Gate per delegittimare la vittoria di Donald Trump, candidato dichiaratamente anti-establishment.

La medesima campagna mediatica è giunta sino all’Europa, per merito dell’alleanza con gli USA dei principali governi e sistemi politici del Vecchio Continente, ed è proseguita per delegittimare il risultato inatteso delle elezioni per il Brexit in Regno Unito. È continuata anche per far dubitare anche sui risultati di altre elezioni europee, come Francia, Germania, Olanda ed Austria, persino Catalogna, tacciando la Russia di alimentare nei Paesi occidentali ribellione e populismo contro i governi filo atlantisti. Questo spiegherebbe l’accanimento e le insinuazioni contro Vladimir Putin, reputato il nuovo “zar” o definito anche come l’eminenza grigia che guida la destabilizzazione dell’assetto politico dei Paesi occidentali in modo da creare divisioni ed incomprensioni in seno all’Unione Europea.

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Dirigere l’opinione pubblica verso un nemico comune

La campagna rischia di ritorcersi contro gli stessi ideatori ma è necessaria per identificare un “nemico pubblico” da additare per giustificare un’espansione della NATO verso Este per distrarre l’opinione pubblica dai veri interessi del complesso militare ed industriale statunitense. Riarmare la NATO infatti si tradurrebbe in ingenti entrate economiche a favore degli USA.

Una volta identificato un nemico che possa rappresentare una vera “minaccia”, le prime dirette conseguenze saranno adeguare i bilanci militari dei Paesi alleati e poi imporre maggiori misure di sicurezza e censurare i mezzi di informazione per evitare la diffusione di idee differenti dal “pensiero unico” in linea con il “nemico”.

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La gestione delle fake news in Italia

E in Italia che succede? Sotto la direttiva della Commissione Europea il Belpaese si è dichiarato pronto ad intervenire sull’annoso terreno delle “fake news” e sulla rimozione di contenuti illegali sulla Rete, se gli operatori non si attiveranno efficacemente in questo senso.

La campagna anti fake news ha tutto il sapore della classica commedia all’italiana: le massime cariche istituzionali e politiche del Paese avrebbero assoldato degli esperti “cacciatori di bufale” sulla Rete, senza fare alcun riferimento alle testate giornalistiche storicamente allineate. Lo stretto collaboratore di Matteo RenziMarco Carrai, ritenuto uno dei massimi esperti nazionali in cybersicurezza, ha addirittura dichiarato che “Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un algoritmo di verità che, tramite l’intelligenza artificiale, riesca a capire se una notizia è falsa”.

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Non solo, i senatori Luigi Zanda e Rosanna Filippin hanno presentato un disegno di legge finalizzato a colpire con multe pesanti e pene detentive i divulgatori di notizie false “che suscitano allarme sociale, spesso immesse nel circuito dei social network per condizionare l’opinione pubblica di un Paese”. I rappresentati del potere politico, informativo e mediatico, noti propalatori di notizie false e manipolatori di verità, accusano a tutti gli effetti altre figure, che sfruttano la libertà d’espressione sulla Rete, libera da condizionamenti e dai “filtri” di interessi economici, di diffondere notizie false. L’effetto è tragicomico e le premesse per la costituzione di uno stato totalitario ci sono tutte.

Il Team di BreakNotizie