La Famiglia Assad è nel mirino degli Stati Uniti da decenni

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Wayne Madsen Strategic Culture Foundation 22.07.2012

I governi del defunto presidente siriano Hafiz al-Assad e di suo figlio, Bashar al-Assad, sono nel mirino degli Stati Uniti da molti decenni. Ciò che è sorprendente dell’antipatia degli USA nei confronti di Assad, è che ogni volta che gli Stati Uniti hanno chiesto l’assistenza di Hafiz e Bashar al-Assad, i leader siriani hanno risposto energicamente.
Durante l’operazione Desert Storm, la Siria impegnò delle truppe nella forza della coalizione a guida USA che aveva respinto le truppe del leader iracheno Saddam Hussein dal suolo saudita e quwaitiano e che, successivamente, erano entrate in Iraq. Gli Stati Uniti sono stati in grado di capitalizzare la lunga rivalità tra i governi arabi baathisti di Siria e Iraq.
Fu il governo di Bashar al-Assad che aveva aiutato la CIA nel suo programma di “extraordinary rendition“, in gran parte idea del viceconsigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, John O. Brennan. Brennan, che era a capo del programma antiterrorismo della CIA, contava sulla Siria, in particolare sul capo dell’intelligence siriana Asif Shawkat, per condurre interrogatori, tra cui sessioni di tortura, di sospetti terroristi rapiti da agenti della CIA e trasportati nei “siti neri” in Siria.
Circa sei anni prima, il presidente George H W Bush, con l’assistenza dell’allora segretario generale dell’ONU Boutros Boutros Ghali, convinse Hafiz al-Assad ad unirsi alla coalizione militare contro Saddam Hussein, il bollettino insider “confidenziale”, dai forti legami con la comunità dell’intelligence USA, “Early Warning“, co-gestita da John Rees e dal consumato frequentatore di Washington Arnaud de Borchgrave, allora direttore del Washington-Times, di proprietà di Sun Myung Moon, aveva pubblicato una storia dalla provenienza dubbia su piloti “kamikaze” e attentatori suicidi addestrati da Hafiz al-Assad per lanciare attacchi su obiettivi “occidentali, israeliani e arabi moderati“.
Il rapporto sembrava essere stato infarcito dallo stesso tipo di roba che si trova nei rapporti attuali sul governo di Bashar al-Assad, secondo cui compirebbe brutali violazioni dei diritti umani in tutta la Siria. Tali relazioni sono state gonfiate dall’invenzione secondo cui la Siria sposta armi chimiche dai depositi per schierarli sul campo di battaglia. Le fonti di tale propaganda, camuffata da notizie legittime, sono le stesse fabbriche della disinformazione che hanno prodotto le storie fasulle su Saddam Hussein e le armi di distruzione di massa, e sul genocidio di massa nella Libia di Muammar Gheddafi. La stessa fabbricazione neo-conservatrice è stata utilizzata nella campagna contro Assad. Questi rapporti falsificati includevano l’accusa alle forze di Assad di compiere atrocità contro i civili, delle quali i ribelli dell’esercito libero siriani, sostenuti dalla CIA, sono invece i responsabili.
E’ interessante confrontare l’assalto attuale della propaganda occidentale contro Bashar al-Assad, a quella condotta dalla CIA e dei suoi organi mediatici, come “Early Warning“, contro il padre di Assad, negli anni ’80. “Early Warning” del giugno 1985 accusò i presunti “kamikaze” di Hafiz al-Assad. La relazione affermava, sotto il titolo “Kamikaze della Siria“, che “ci sono segnali inquietanti secondo cui il presidente siriano Hafiz al-Assad ha deciso di sponsorizzare una nuova ondata di attacchi terroristici contro obiettivi occidentali, israeliani e arabi moderati, in cui attentatori suicidi e piloti kamikaze cercheranno di compiere attentati massicci. Il recente rilascio di 1.150 prigionieri terroristi da parte degli israeliani, per uno scambio di prigionieri con la Siria, fornirà molte nuove reclute per questa offensiva.”
E proprio come nel tentativo attuale di collegare la Russia a Bashar al-Assad, la CIA e i provocatori neo-conservatori dell’amministrazione del presidente Ronald Reagan tentarono lo stesso gioco con Hafiz al-Assad, il terrorismo e l’Unione Sovietica. Il rapporto di “Early Warning” continuava affermando: “Secondo fonti informate a Damasco, il presidente Assad si aspetta la benedizione sovietica per i suoi piani. L’intelligence siriana fornisce già al KGB i canali utili per le reti terroristiche sciite. Vi è ora la prospettiva che Assad possa svolgere il ruolo di sensale siglando un nuovo accordo tra Mosca e i governanti fondamentalisti dell’Iran, anche se questo richiederebbe ai sovietici tagliare le forniture di armi all’Iraq e accelerare il flusso di armi e materiale a Teheran.”
La retorica del 1985 era la stessa di quella di oggi. Ci fu allora, come vi è ora, un chiaro tentativo di costruire un “asse” tra Damasco, Teheran, Mosca e gli sciiti del Libano. Nel 1985, Hafiz al-Assad era stato presentato da fonti dubbie occidentali, tutte con legami con la CIA e Israele, nello stesso modo con cui lo è suo figlio oggi: un “pazzo” dedito ad uccidere il maggior numero possibile di persone innocenti.
Nell’articolo di “Early Warning” del 1985 si scriveva ciò di Hafiz al-Assad: “Assad è stato profondamente colpito dal successo delle squadre suicide sciite libanesi, forzando il frettoloso ritiro degli USA da Beirut e “spezzando lo spirito combattivo di Israele”, come si è espresso in recenti colloqui con il fratello Rifaat e il suo aiutante chiave nell’intelligence, Generale Muhammad al-Kholi. Alcuni osservatori veterani ritengono che Assad abbia subito un drastico cambiamento psicologico negli ultimi mesi, ispirandosi oggi al culto islamico del shahada (martirio per una causa santa), caratteristica dei terroristi estremisti sciiti, tanto quanto a qualsiasi calcolo politico“.
Il rapporto cita Assad, tra l’altro, da un discorso fatto alla Federazione nazionale degli studenti siriani il 4 maggio 1985. La citazione avrebbe dovuto essere presa con un grano di sale, perché tra l’altro ciò significa che la citazione è stata estratta dal verbale della riunione, ma combinate con le informazioni ottenute da un registrazione più completa su altre questioni. Questa è la tattica preferita dei propagandisti, vale a dire, citare una persona fuori dal contesto, al fine di sostenere un programma più ampio o incongruo. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è stato uno dei bersagli preferiti della tattica di propaganda dei neo-conservatori, che praticano tali manipolazioni.
Assad, tra l’altro, avrebbe detto: “All’inizio della mia vita militare, ero solito discutere con i miei colleghi la necessità per lo stato di formare squadre di suicidi tra i piloti. Abbiamo utilizzato la parola ‘suicidi’ [intinhariyin] e la ben nota parola giapponese ‘kamikaze’. Eravamo abituati a dire: vero, ogni pilota è già un commando [fida’i] in virtù della sua professione. Eppure, dobbiamo distinguere tra la missione ordinaria che richiede al pilota di attaccare il bersaglio nemico, navi nemiche, aeroporti e altri obiettivi, dal trasformare se stesso, il suo aereo e le bombe, in una palla di fuoco. Tali attacchi possono infliggere pesanti perdite al nemico. Garantiscono risultati, in termini di colpi diretti a segno, diffondendo il terrore tra le file nemiche, sollevando il morale del popolo e migliorando la consapevolezza dei cittadini sull’importanza del martirio. Così, ondate di martirio popolare seguiranno successivamente e il nemico non sarà in grado di sopportarle“.
Il rapporto affermava poi che Assad, insieme ad al-Kholi, aveva personalmente supervisionato l’addestramento dei piloti kamikaze e degli attentatori suicidi siriani. Le informazioni provenivano da “fonti di intelligence affidabili”, e cioè proprio dagli interlocutori della propaganda governativa israeliana.
Circa sei anni più tardi, Hafiz al-Assad, l’”addestratore di piloti kamikaze”, era un membro a pieno titolo della coalizione globale di George HW Bush contro l’Iraq. E pochi anni dopo, Bashar al-Assad e il capo dell’intelligence siriana assassinato, Asif Shawkat, hanno partecipato al programma di Brennan sui sequestri straordinari della CIA, come il defunto leader libico Muammar Gheddafi, che oggi affrontano un’azione coordinata da Stati Uniti, NATO e Israele per rovesciare i loro regimi. La lezione per un leader, democratico o meno, compresi Assad, Saddam Hussein, Hosni Mubarak e il suo capo dell’intelligence Omar Suleiman, che è morto durante dei “test” medici a Cleveland, poche ore l’assassinio di Shawkat nell’attentato a Damasco, Gheddafi e Manuel Noriega, è che giocano con il fuoco e con le loro vite, ogni volta che fanno un accordo con la CIA e un presidente statunitense…

É gradita la ripubblicazione in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora