Conoscete il vero wasabi? Probabilmente no

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Amanti del sushi a raccolta, ciò che forse conoscete come wasabi in realtà è un’altra cosa.

Se siete abituati ad accompagnare le vostre pietanze giapponesi con un intingolo verde intenso, molto certamente conoscete il forte sapore del rafano, tinto appositamente per assomigliare al vero wasabi. Il wasabi infatti è una pianta talmente cara da non poter sicuramente comparire nei famosi menu all you can eat sparsi sul nostro territorio. La procedura per la crescita e la raccolta di questa delicata piantina spiega perfettamente il motivo del suo prezzo così caro, che si può aggirare anche intorno ai 140 euro al chilo. Solo pochi ristoranti giapponesi in Italia servono il vero wasabi ai propri clienti. Se non avete intenzione di intraprendere un viaggio nel Paese del Sol Levante, allora raramente potrete dire di aver assaggiato un wasabi autentico.

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Un gusto completamente diverso

Il rafano al quale siamo abituati ha un sapore molto piccante che persiste nel naso e nella gola a lungo, mentre il vero wasabi ha un gusto tutto particolare. Piccante, sì, ma il suo pizzicore dura solo pochi istanti per poi lasciar spazio ad un’inaspettata dolcezza che abbraccia setosamente tutto il palato. Il vero wasabi ha un colore più tenue ed una struttura più morbida, mentre il rafano ha una pasta più dura e di un verde brillante, quasi finto. In Giappone si consuma abitualmente questa pianta fin dal periodo Edo (1603-1868).

Coltivare il wasabi non è uno scherzo

Le aziende che hanno in mano il business del wasabi si vantano, a ragione, di essere il perno che fa girare l’attività culinaria di tutto il Giappone. La dura realtà è che nella coltivazione del wasabi non sono previsti errori, o il raccolto potrebbe essere completamente rovinato, dovendo dire addio ad ogni speranza di introiti per almeno un anno e mezzo. Tanto è il periodo che ci impiega una pianta di wasabi a crescere e può richiedere anche fino ai tre anni per una maturazione completa.

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La procedura per coltivare il wasabi è tutt’altro che semplice. La pianta richiede luce del sole, ma non troppo e non troppo poco, una costante corrente di acqua di sorgente cristallina tra i 13 ed i 18 gradi centigradi e tutto il procedimento deve essere necessariamente fatto a mano. Dell’intera pianta raccolta, viene mangiato il rizoma, ovvero una parte del fusto, contrariamente all’errore comune che si fa pensando di cibarsi di una radice. Una procedura lunga e delicata che porta al successo solo se ogni tassello ha funzionato a dovere. Si può facilmente intuire perché non sempre i ristoranti più economici ci portino al tavolo il vero wasabi.

Il Team di BreakNotizie

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