Il vaccino contro il Papilloma Virus è così sicuro? Gli esperti dicono di no.

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La vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) è stata introdotta in ogni regione d’Italia dal 2007/2008 ed è stata offerta gratuitamente alle bambine nel dodicesimo anno di vita per prevenire il tumore della cervice uterina.

Attualmente è in corso una discussione sulla sicurezza di questi vaccini (Cervasil, bivalente e Gardarix, tetravalente). La vaccinazione di massa contro il papilloma virus costa ogni anno 39 milioni di euro, spesi per una profilassi che non da certezze.

L’associazione ASSIS (Associazione di Studi e informazioni sulla Salute) sta diffondendo un appello per la sospensione della vaccinazione Anti – HPV perché, ad oggi, non esistono prove certe sulla reale efficacia della vaccinazione nella prevenzione di questo tumore.

“Si sospenda la somministrazione di massa del vaccino anti-papilloma virus in attesa di una valutazione appropriata della letteratura scientifica che avanza dubbi sulla sicurezza e sull’efficacia di questo vaccino. Non partiamo da posizioni preconcette contrarie alle vaccinazioni, ma dall’analisi dei dati epidemiologici e degli studi sull’efficacia e la sicurezza di questi vaccini.

Il sistema VAERS (Vaccine Adverse Event Report System), che segnala le segnalazioni di effetti indesiderati durante e dopo una vaccinazione, ha raccolto fino alla fine di febbraio 2008 più di 5.300 reazioni avverse dopo vaccinazione con il vaccino tetravalente Gardasil®, su un totale di circa 8 milioni di dosi vendute. Secondo la ditta produttrice, il 2-4% di tutti gli effetti indesiderati del vaccino erano effetti gravi, mentre secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) questi effetti ammontavano a circa il 5%. Finora sono stati riportati 10 casi ad esito fatale tra le ragazze/donne vaccinate, ma la ditta produttrice rassicura dicendo che “gli eventi riportati erano in linea con gli eventi attesi nella popolazione sana”. La FDA (Food and Drug Administration) ha ricevuto anche 28 segnalazioni di aborto dopo somministrazione del vaccino Gardasil® a 77 donne in stato di gravidanza (28/77: 36%); altre 5 donne hanno registrato danni fetali gravi.

Altre reazioni avverse meno gravi sono state le seguenti: cefalea, febbre, nausea, vertigini, vomito, diarrea, dolori muscolari, broncospasmo, asma, orticaria, gastroenteriti, mialgie, trombosi, patologie pelviche infiammatorie, artrite giovanile, artrite reumatoide e artriti aspecifiche, svenimento, intorpidimento prolungato agli arti, paralisi periferica, paralisi facciale, sindrome di Guillain-Barré, convulsioni, encefalopatia, ecc.

Purtroppo la ditta produttrice ha registrato gli effetti del vaccino solo nei 14 giorni successivi, periodo insufficiente per un vaccino effettivo sul lungo periodo e specialmente perché è un vaccino che dovrebbe proteggere dai tumori (i virus oncogeni infatti sono fortemente variabili, hanno infatti più di 120 tipi).

È importante ricordare che le infezioni HPV potenzialmente cancerogene regrediscono naturalmente nel 90% dei casi entro tre anni dalla diagnosi. Nel 9% dei casi il virus convive con il soggetto per tutta la vita in maniera asintomatica e solo nell’ 1% dei casi l’infezione può portare all’insorgere del tumore, che comunque rimane latente per un periodo di 20-50 anni. Nel complesso il carcinoma alla cervice uterina si manifesta solo in un caso ogni 10.000 persone con HPV e causa la morte di 3 persone ogni 100.000, solo se il soggetto è fortemente immunodepresso. Quindi la stragrande maggioranza delle donne con papilloma virus, anche con ceppi ad alto rischio, non svilupperà mai il tumore della cervice uterina.

Se ogni donna dopo i 30 anni si sottoponesse ad un semplice Pap-test ogni 3-4 anni, questo tumore verrebbe completamente debellato, perché verrebbe diagnosticato per tempo e, una volta identificato ancora allo stadio iniziale, potrebbe essere eliminato con un semplice, piccolo e indolore intervento ambulatoriale.

Per concludere: la campagna pubblicitaria secondo cui il vaccino contro l’HPV sia capace di impedire lo sviluppo di tutti i carcinomi della cervice uterina, non è corretta. La forte attività di marketing esercitata dalle ditte produttrici, iniziata già prima dell’autorizzazione alla commercializzazione del vaccino e diventata ancora più pressante ora, ha reso difficile una valutazione serena del problema dal punto di vista scientifico.

REAZIONI AVVERSE AL VACCINO

Ecco i dati sulle conseguenze di questo vaccino in Inghilterra:
Posso confermare che la MHRA [Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency] nel Regno Unito ha ricevuto un totale di 21.822 segnalazioni di sospette reazioni avverse tra il 1° gennaio 2005 e il 22 aprile 2015, in associazione con i vaccini del programma di immunizzazione di routine, di cui 10.987 erano gravi rapporti e 10.835 erano non gravi.
Dati reperiti direttamente dal Governo Britannico attraverso l’utilizzo di un FOIA [Freedom Of Information Act].

Scrive l’epidemiologo Tom Jefferson della Cochrane Collaboration in quest’articolo del Daily Mail:

“È estremamente difficile pubblicare qualcosa contro la vaccinazione contro l’HPV. I vaccini sono diventati come una religione. Essi non sono qualcosa da mettere discussione. Se lo fai, sei visto come un estremista anti-vaccino. I benefici del vaccino HPV sono pubblicizzati e i danni difficilmente indagati […]. Dobbiamo procedere con una linea molto attenta, soppesare i potenziali rischi e benefici che un vaccino può provocare. Con il vaccino anti-HPV, i danni non sono stati adeguatamente studiati. Le autorità non vogliono sentire il concetto di “effetto collaterale”.