Giulietto Chiesa presenta una diffida alla Camera per i rimborsi elettorali

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Il problema dei rimborsi elettorali infiamma il panorama politico con un ex europarlamentare, il giornalista Giulietto Chiesa, che, parlando in nome dei Riformatori per l’Ulivo, ha diffidato i vertici della Camera dei Deputati a non effettuare pagamenti per 45 milioni di euro.

Pagamenti che sono stati resi possibili da una legge approvata nello scorso mese di ottobre e tuttora contestata. Questa legge permette i pagamenti entro la fine del mese di novembre, pagamenti che riguardano la tranche dei finanziamenti dell’anno 2013. Il tutto, secondo Chiesa, senza che sia stato fatto un controllo accurato dei rendiconti presentati dai partiti. Anche il legale dell’ex europarlamentare, Francesco Paola, ha definito questo provvedimento come “incostituzionale” e volto ad alterare la “par condicio” elettorale.

La discussione se questi rimborsi siano o no costituzionali, verte sul fatto che gli stessi fruitori dei rimborsi sono quei partiti che si sono votati una legge “ad hoc”, in fretta e furia, che elimina, retroattivamente, quei controlli che invece dovevano essere eseguiti in modo preventivo, prima di dare il via libera ai rimborsi, che ora potranno arrivare anche in presenza di dati che potrebbero essere irregolari o addirittura falsificati.

Inoltre ci si chiede se sia costituzionale anche il modo di procedere, che, di fatto, modifica “sistematicamente” l’andamento della vita politica italiana, con lo Stato che è chiamato a sostenere, con propri fondi, alcuni partiti, precludendo la possibilità per gruppi che dispongono di risorse limitate, di competere ad armi pari.

Giulietto Chiesa ha anche ricordato che la legge approvata lo scorso 14 ottobre, in modo frettoloso, è passata con il voto contrario dei gruppi Sel, M5S e Lega Nord, con quest’ultima che dovrebbe anche “restituire” allo Stato italiano 59 milioni di euro indebitamente percepiti. La sua diffida è stata emessa nei confronti della Camera dei deputati, perché è questo l’organo che paga i rimborsi. Chiesa asserisce che la legge “175/2015”, non solo viola i principi comunitari, ma, eliminando in maniera retroattiva i controlli che dovevano essere eseguiti e non lo sono stati, non è nemmeno costituzionale.

L’ex europarlamentare ha portato alla Camera dei deputati la sua esperienza personale di eletto al parlamento di Bruxelles nel 2004, quando si era presentato come componente della lista “Di Pietro – Occhetto”. Giulietto Chiesa, aveva fondato, con Diego Novelli, ex sindaco di Torino, lo stesso Achille Occhetto, il sindaco di Pavia, Elio Veltri e da Paolo Sylos Labini il gruppo dei Riformatori per l’Ulivo e da alcuni anni ha iniziato una causa contro Antonio Di Pietro, proprio per il mancato versamento della quota che spettava alla sua componente del gruppo. Con quel denaro Chiesa avrebbe potuto, insieme agli altri fondatori, pagare i debiti che erano stati contratti durante il periodo di campagna elettorale e continuare a portare avanti il loro progetto politico. In questa maniera il gruppo dei Riformatori per l’Ulivo ha subito un grave danneggiamento, senza che la Camera mostrasse interesse alla cosa, nonostante fosse già, all’epoca, l’organo pagatore e fosse stata chiamata già sei anni fa da Chiesa, a rispondere dei danni causati da questa situazione ai Riformatori per l’Ulivo.

Insieme a Chiesa hanno apposto la loro firma sulla diffida i componenti di un altro piccolo gruppo, i “Democratici Solidali Liberali”, il cui statuto si richiama alle idee di Piero Gobetti.

Secondo Chiesa e l’avvocato Paola, si sono già registrati alcuni casi, come quelli riferiti a Lusi e Belsito, nei quali c’è stato un “vulnus” per la democrazia. La mancanza di controlli, al momento attuale, è relativa solo ai rimborsi elettorali del 2013, ma i firmatari della diffida temono che una volta lasciata passare un’eccezione, questa possa trasformarsi inevitabilmente in una regola.

Il Team di BreakNotizie