Emergenza siccità in Italia: il preoccupante rapporto della Coldiretti

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La scarsità di rifornimento idrico e la mancanza di precipitazioni stanno mettendo in ginocchio il nostro Paese: 6 regioni hanno già dichiarato stato di calamità naturale, ecco la situazione.

In queste ultime settimane Il 60% del nostro Paese è in ginocchio a causa della siccità che ha colpito duramente il settore primario, in particolare agricoltura e allevamento. I danni ammonterebbero a più di 2 miliardi di euro, secondo le stime rese note dalla Coldiretti. Almeno 10 Regioni sarebbero in procinto di dichiarare lo stato di calamità naturale al Ministero delle Politiche agricole. Ciò includerà il blocco dei contributi, la sospensione delle rate dei mutui per le aziende interessate e l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale.

I preoccupanti dati della Coldiretti

In base ai dati registrati dalla Coldiretti il fiume Po a Pavia, al Ponte della Becca, si trova a 3,5 m sotto lo zero idrotermico ed il lago di Garda è solamente al 34,4% di riempimento del volume. Circa i 2/3 dei campi coltivali sarebbero attualmente senz’acqua. Come evidenzia la Coldiretti, per gli agricoltori risulta sempre più difficile impiegare l’irrigazione di soccorso per cercare di salvare le produzioni, che includono tanto ortaggi e frutta quanto cereali, vigneti, uliveti, nonché fieno e foraggio per l’alimentazione animale. Un altro effetto collaterale della siccità è difatti il crollo della produzione di latte, scesa del 15% per via anche delle temperature elevate. Dall’allarme fieno non sono esenti nemmeno gli alpeggi di montagna. Nell’area lombarda, ad esempio, si è registrato una diminuzione di erba a disposizione del bestiame del 20%.

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Emergenze in Nord Italia

Le province più colpite dalla siccità in Piemonte sono Alessandria, Asti e Cuneo, con rese inferiori del 30% per quanto riguarda i cereali. Preoccupa a questo punto la raccolta di nocciole e uva. In Liguria, al problema della siccità, a causa della conformazione del territorio, si aggiunge anche il problema degli incendi. Gli agricoltori più a corto d’acqua sono quelli degli uliveti dell’Imperiese, che stanno assistendo alla cascola prematura delle olive, e quelli dell’area di Albenga e Andora, dove si coltiva il pregiato basilico genovese.

Nel Veneto sono state emesse già tre ordinanze anti-siccità con l’obiettivo di regolare l’erogazione di acqua. In Trentino Alto Adige è andato perso il 30% del primo taglio di fieno, aggiungendo altri danni oltre a quelli causati in precedenza dalle gelate, con perdite che arrivano al 100% in numerose aziende frutticole della Valsugana, della Val di Sole e della Val di Non. In Emilia Romagna la siccità interessa soprattutto Piacenza e Parma. I danni stimati raggiungono i 100 milioni di euro e le colture più colpite sono in particolare soia, pomodori da industria, frutta, barbietole ed ortaggi.

A secco il Centro

In Toscana la Coldiretti stima invece danni per 50 milioni di euro soltanto per la perdita di grano duro e tenero, altri 50 milioni invece per i danni a foraggio, girasoli e mais. Nelle Marche sono stati registrati dei crolli di produzione pari al 50%. A causa del caldo eccessivo, inoltre, le mucche stanno producendo il 20% di latte in meno. In Umbria è previsto un calo del 50% di resa per le colture di foraggio, orzo e grano. In Molise, dove le dighe sono ormai agli sgoccioli, molti comuni hanno intrapreso delle ordinanze anti spreco per cercare di risparmiare le poche risorse idriche rimaste.

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Danni ingenti all’agricoltura anche a Sud

200 milioni i danni stimati per la Campania, mentre in Puglia la siccità ha già portato via con sé 140 milioni di euro di ortaggi e grano. Se la pioggia dovesse farsi attendere ancora, inoltre, la produzione delle olive è destinata a calare almeno del 30%. L’area più provata della Basilicata è il Metapontino e le zone del Vulture e della Val D’Agri. Scendendo più a Sud, in Calabria, si registrano soprattutto danni ad uliveti, con perdite medie del 40%, e viticoltura, dove i grappoli d’uva sono letteralmente bruciati dall’arsura.

Sulla stessa barca le due isole maggiori. In Sicilia la rete idrica colabrodo inibisce ulteriormente l’irrigazione dei campi delle zone agricole del catanese, con un ingente aumento dei costi. In Sardegna, in particolare nell’area del Sulcis Iglesiente a causa degli incendi e della siccità 4 mila aziende agricole son rimaste senza approvvigionamento idrico. Nell’isola sono calate del 40% le produzioni agricole e la produzione del latte a causa della mancanza di pascoli.

Il Team di BreakNotizie