“È in corso una guerra simmetrica tra Isis e Occidente”: il generale Fabio Mini parla dopo gli attentati di Parigi

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ISIS: gli attentati dello scorso 13 novembre a Parigi non hanno solo riproposto il tema della sicurezza e della vulnerabilità delle capitali europee di fronte al terrorismo islamico

Quello che è stato definito come una sorta di ’11 settembre francese’ pone in primo piano il conflitto latente che è in corso tra il mondo occidentale e gli esponenti più radicali della Jihad. Se fino a qualche anno fa, nell’immaginario comune, era al-Qaeda il nemico numero uno, l’irruzione sulla scena internazionale dell’auto-proclamato Stato Islamico ha ridefinito i contorni della guerra globale. ‘Siamo di fronte al classico schema di azione e reazione: ma se l’ISIS continuerà a perseguire questa strada, dovrà mostrare di avere anche le risorse per farlo’ sostiene il generale Fabio Mini, ex Capo di Stato maggiore del Comando NATO nel corso della guerra nei Balcani.

Autore di un volume dedicato all’argomento (‘I guardiani del potere’, edito dal Mulino Editore) e protagonista di diverse operazioni in Kosovo sotto l’egida della NATO, Mini è intervenuto all’indomani delle stragi che hanno insanguinato la capitale francese. Il 72enne esperto di geo-politica e strategia militare ha parlato di una ‘guerra simmetrica’ che vede contrapposti da una parte i Paesi occidentali e dall’altra il sedicente califfato guidato da Abu Bakr al-Baghdadi. La sua tesi si basa sull’assunto che l’ISIS abbia deciso di dare vita a un’offensiva su scala mondiale: tuttavia, Mini si chiede se i terroristi abbiano le risorse umane e materiali per dare vita a una svolta di questo genere.

‘Lo Stato Islamico sta sottovalutando la forza congiunta di Europa e Stati Uniti d’America’ spiega Mini, aggiungendo che la questione legata a Daesh è teoricamente risolvibile in poche settimane. ‘Il problema risiede nei rapporti tra i diversi Paesi del Medio Oriente che sostengono la causa dell’ISIS pur fingendo di discostarsene’ attacca il generale. Insomma, eliminare i gruppi terroristi che si annidano in Iraq e Siria potrebbe non essere una valida soluzione al problema.

Secondo Mini, gli attentati di Parigi hanno segnato non solo un cambio di strategia da parte del califfato, ma anche un mutamento di paradigma nella lotta al terrore. Se da un lato, infatti, il generale sostiene che l’ISIS abbia intenzione di voler fare il classico ‘passo più lungo della gamba’, dall’altro lato stupiscono gli atteggiamenti ondivaghi dell’Occidente: l’intervento militare in Siria richiederebbe poche settimane ma non eliminerebbe il problema. ‘Senza agire sulle vere matrici del fronte jihadista -continua l’ex Capo di Stato maggiore del Comando NATO- la caduta di Daesh sarebbe priva di significato e aprirebbe la successione a un’altra formazione terroristica’.

Mini, in conclusione, individua un nuovo paradigma interpretativo: ‘L’ISIS è solo ciò che vogliamo che sia. Non è uno stato e non amministra territori: è destinato a dissolversi sia in termini militari, sia ideologici. Senza tutti quei Paesi che lo riforniscono di armi e denaro, non dichiarerebbe una guerra globale’ conclude Mini, ricordando anche che questa tattica potrebbe attirare contro Daesh l’odio di tanti Stati: un simile errore era stato commesso anche da al-Qaeda nel momento in cui aveva provato a scrollarsi di dosso la propria identità ‘locale’.

Il Team di BreakNotizie