Brimstone, il western macabro e avvincente del cineasta olandese Martin Koolhoven

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In questi giorni di pandemia, dove l’informazione e la cronaca hanno preso interamente piede nella nostra vita, c’è un momento nella giornata di ognuno di noi che non dovrebbe in alcun modo esserci tolto, quello di concederci del tempo per coltivare le nostre passioni. E come non concederci subito due ore di viaggio con la fantasia? Ci hanno tolto la possibilità, seppur momentanea, di viaggiare con il corpo, ma non con la mente. E allora stasera ci spostiamo in Olanda e lo facciamo con la visione di Brimstone, del regista e protagonista Martin Koolhoven. Un film la cui visione è prontamente recuperabile su molte piattaforme, noi l’abbiamo trovato facilmente sul portale il genio dello streaming.

Allora forza, computer alla mano, film scelto, siamo pronti a premere play e ritrovarci catapultati nel vecchio e selvaggio west, tra Francia, Svizzera, Germania e Paesi Bassi.

La storia nasce in una comunità pioniera di coloni olandesi nel vecchio ovest, la protagonista è Liz (Dakota Fanning) una donna muta, sposata con un vedovo uomo molto discreto, matrigna con il suo caparbio figliastro e madre amorevole con una bambina tutta sua. È molto ammirata per le sue capacità di levatrice. Ma Liz è terrorizzata quando un nuovo predicatore arriva in città per riprendere il lavoro sul pulpito: il reverendo scarno e sfregiato, interpretato minacciosamente da Guy Pearce.

Da dove viene questo uomo sinistro? È una domanda inquietante ma tacitamente risolta dalla terribile fine del secondo capitolo: l’inferenza silenziosa è uno dei migliori effetti del film.

Tre capitoli disposti in modo intrigante ti fanno venir voglia di saperne di più, ma il quarto e ultimo segmento si affida a una scena di “fuga” scandalosamente non convincente e all’arresto di uno sceriffo che deve essere spiegato con un flashback che non ha del tutto senso.

Il focus dell’intero film è sostenuto da una sorta di fanatismo dagli occhi chiari nelle esibizioni e nelle strane trasgressioni dell’Antico Testamento.

Una nota di merito va ai protagonisti: Fanning ha una presenza fortemente provocatoria e Pearce è una specie di Nic Cage a basso decibel: una performance oltraggiosamente operistica, tenuta nei limiti. Tiene insieme per oltre due ore, prima di svelarsi ed esplodere nell’ultimo quarto d’ora.

Il regista e sceneggiatore Martin Koolhoven ha realizzato una versione particolarmente brutale del Vecchio West in cui governa il patriarcato. Lui vuole vedere i suoi personaggi soffrire, quindi osservare come reagiscono. È un film sugli uomini che fanno i malvagi sulle donne che soffrono per questo. Non che queste donne siano ritratte come vittime indifese, ma vivono in un mondo in cui sono considerate cittadini di seconda classe e gli uomini faranno valere violentemente la loro autorità in caso di contestazione.